Quali sono i criteri con cui le Regioni distribuiscono i fondi del FSR alle singole Aziende sanitarie? I risultati di esercizio sono in grado di fotografare la capacità di un'Azienda di realizzare i propri obiettivi istituzionali, in un panorama in cui, in assenza di prezzi di mercato, la politiche di finanziamento influenzano in maniera decisiva i risultati contabili aziendali?

Per rispondere a questi interrogativi FIASO ha organizzato un convegno, nel corso del quale è stata presentata la ricerca, svolta con il supporto scientifico di CREA Sanità dell'Università degli Studi "Tor Vergata" di Roma,“I sistemi di finanziamento regionali delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere. Etica, logiche di governo, accountability”.

Dalla ricerca emerge come l’allocazione delle risorse ad Asl e Ospedali troppo spesso non è aderente né ai fabbisogni sanitari del territorio, né ai costi di produzione dei servizi offerti, ma è ancora ancorata, in larga misura, al criterio della spesa storica.

Le cause di un processo di finanziamento disomogeneo tra le Regioni possono essere ricercate in una ripartizione dei fondi fuori dal contesto di programmazione dei Piani sanitari regionali in molte realtà; nell’incertezza sull’assegnazione delle risorse, deliberate a fine esercizio se non nell’anno successivo; in un sistema di remunerazione tariffaria (DRG) degli ospedali che copre da un modesto 30% a un massimo del 70% dei costi reali della prestazione. Il tutto senza alcuna premialità rispetto all’efficienza gestionale e alla qualità dei servizi resi ai cittadini.

Intervenendo a margine del Convegno il Direttore generale di Agenas, Francesco Bevere ha dichiarato: “L’attuale difficoltà economica del nostro Paese ha ripercussioni in termini di disoccupazione, precarizzazione, indebolimento della rete di protezione familiare e di disomogeneità della riqualificazione dei servizi di assistenza sanitaria, spesso concentrati all'interno di specifiche aree geografiche. Di fronte a questa situazione, il sistema sanitario richiede che le risorse economiche  vengano utilizzate appropriatamente. Soltanto la “conoscenza” dell’evoluzione delle esigenze e dei bisogni di salute della popolazione, nonché delle variabili economiche e sociali - ha proseguito - può consentirci di programmare e di riorganizzare il nostro sistema e, conseguentemente, l’allocazione delle risorse. Questa “conoscenza” potrà derivare soltanto dalla nostra capacità di “misurazione”. Dobbiamo dotarci di un modello uniforme di monitoraggio e controllo, capace di intervenire anche in via preventiva per individuare gli scostamenti che possono compromettere l’efficienza e l’efficacia del sistema e costringere le regioni - come peraltro già accaduto - alla necessità di essere sottoposte ai cosiddetti “piani di rientro”. Questo è il presupposto per formulare correttamente interventi di programmazione sanitaria: disporre di dati e di elementi di misurazione certi ed omogenei per evitare di pregiudicare in sanità la qualità, la sicurezza, l’universalità, nonché l’equità nell’accesso alle cure, soprattutto da parte di coloro che, sempre più numerosi, appartengono alle fasce più deboli e disagiate della popolazione. Agenas approfondirà i temi delle disuguaglianze, mettendone a fuoco le ragioni, affinché questo argomento sempre più attuale, possa essere affrontato quale elemento strategico del percorso di sostenibilità. Analogamente, sta avviando la costruzione del sistema di monitoraggio e controllo previsto dal Patto per la salute 2014 - 2016.”

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