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Il Distretto ha, nel tempo, mutato ruolo e funzione subendo un’evoluzione che lo ha portato ad essere configurato come un “sistema integrato di unità organizzative che interagiscono per realizzare le finalità dell’assistenza primaria”. Tale evoluzione nasce dalla necessità di offrire una risposta più adeguata a un bisogno di salute in una fase di profonda trasformazione, in cui il baricentro del Servizio sanitario nazionale (SSN) si va spostando sempre più dall’ospedale al territorio.
L’area funzionale Organizzazione dei servizi sanitari segue da molti anni la tematica dell’assistenza territoriale e ha effettuato numerosi studi sulla programmazione nazionale e regionale in materia, nonché indagini sullo stato di attuazione dei Distretti in Italia.
Il Distretto ha, nel tempo, mutato ruolo e funzione subendo un’evoluzione che lo ha portato ad essere configurato come un “sistema integrato di unità organizzative che interagiscono per realizzare le finalità dell’assistenza primaria”. Tale evoluzione nasce dalla necessità di offrire una risposta più adeguata a un bisogno di salute in una fase di profonda trasformazione, in cui il baricentro del Servizio sanitario nazionale (SSN) si va spostando sempre più dall’ospedale al territorio.
L’area funzionale Organizzazione dei servizi sanitari segue da molti anni la tematica dell’assistenza territoriale e ha effettuato numerosi studi sulla programmazione nazionale e regionale in materia, nonché indagini sullo stato di attuazione dei Distretti in Italia.
L’obiettivo della ricerca era effettuare una fotografia relativamente dettagliata di un sistema distrettuale in continuo cambiamento, caratterizzato da valori, aspettative e funzioni molto ampie, con particolare riferimento all’assistenza primaria, risalendo quindi ai principi della Conferenza di Alma Ata del 1978 e ai connessi contenuti ripresi nella legge n. 833/1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Ne era emersa una definizione e un’articolazione ampiamente diversificata a livello locale, come atteso e anche previsto dalle norme, diversità connaturate alla necessità del Distretto di inserirsi nella comunità locale e di rispondere alle esigenze specifiche della popolazione.
L’Indagine si sviluppava in un questionario (PDF - 277 kb) di 31 domande, spesso articolate in più sottoquesiti, con focalizzazione sugli aspetti istituzionali e di livello aziendale, individuati a partire dalle indicazioni normative in materia (D. Lgs. n. 502/92 e s.m.i.), cercando una chiarezza nelle funzioni assegnate al Distretto, nell’organizzazione posta a sostegno delle funzioni e attività e nelle responsabilità attribuite al Direttore di Distretto.
Si aggiungeva un quadro di domande sui Livelli Essenziali di Assistenza, volte ad identificare la responsabilità del Distretto nella gestione dei servizi rientranti nel LEA “Assistenza distrettuale” e, in particolare, se al Distretto era affidata la governance di questi aspetti, se la stessa era condivisa con altri soggetti istituzionali dell’Azienda sanitaria oppure se gli stessi erano gestiti solo marginalmente dal Distretto.
Lo svolgimento dell’Indagine si era rivelato molto articolato e anche complesso, con esiti positivi di consenso (tasso di risposta del 79%) e segnali importanti di sviluppo della realtà distrettuale, quali: la diffusa configurazione del Distretto come struttura complessa; l’adozione di precisi strumenti di programmazione delle attività; la definizione di ambiti territoriali non parcellizzati, con una media nazionale di popolazione di riferimento di 45.000 abitanti.
Altre risposte erano risultate meno chiare o di difficile interpretazione, quali la scarsa autonomia economico-finanziaria (i cui contenuti non sono sempre stati univoci) rispetto ad un’ampia configurazione del Distretto come centro di responsabilità e come struttura complessa; la difficoltà di identificare lo strumento utilizzato in modo “prevalente” per garantire l’integrazione sociosanitaria, per la diffusa presenza di più modalità (tra cui accordo di programma, delega, consorzio). In ogni caso, l’osservazione sullo stato dell’arte del Distretto, delle sue relazioni con la struttura organizzativa e con lo sviluppo di strumenti manageriali all’interno delle aziende sanitarie ha consentito di comprendere meglio l’evoluzione del Distretto, oltre ai punti di condivisione e di lontananza rispetto alla principale normativa di riferimento (D. Lgs. n. 229/99; Piani Sanitari Nazionali; DPCM 29.11.2001 sui Livelli Essenziali di Assistenza).
Ne è risultato un profilo di Distretto che cominciava a connotarsi anche in chiave aziendalistica, utilizzando strumenti di programmazione, responsabilizzazione e controllo, ma rimaneva ancora un organismo “debole” da un punto di vista della governance diretta sulle funzioni teoricamente attribuite, in particolare rispetto alle attività e ai servizi correlati al livello di assistenza distrettuale.
Una responsabilità piena e diretta del Distretto risultava superiore al 50% dei casi solo rispetto all’assistenza domiciliare, mentre saliva all’80% rispetto all’organizzazione dell’unità di valutazione multidimensionale e al piano di assistenza individuale. Molte altre attività risultavano svolte in modo condiviso tra Distretto e altre strutture aziendali, mentre la responsabilità diretta del Distretto appariva relativamente bassa anche in aree di particolare rilievo, quali: il controllo della spesa farmaceutica; l’erogazione di servizi di assistenza integrativa; il coordinamento dell’assistenza specialistica ambulatoriale (area che risulta ancora fortemente collegata all’ambito ospedaliero).
Si rilevava, inoltre, un ruolo del Distretto ancora da sviluppare pienamente rispetto alla cronicità, in particolare nella gestione degli accessi e del percorso di assistenza in ambito domiciliare e residenziale. Molto interessanti anche gli aspetti della partecipazione dei cittadini alle attività del Distretto, che trovavano strade diverse e, in particolare, univano alla “carta dei servizi” la costituzione di comitati misti o l’attivazione di incontri periodici con le associazioni di cittadinanza, fino ad alcune esperienze di tavoli di confronto e monitoraggio e di programmi di customer satisfaction. Un riferimento era stato fatto anche sul rapporto con i medici di medicina generale nel Distretto (curato più specificamente in altre indagini del Ministero della Salute negli stessi anni 2005-06), affrontato nell’Indagine unicamente rispetto alla presenza di programmi di coinvolgimento dei medici in percorsi di assistenza (con un risultato positivo quasi univoco: 96% di coinvolgimento) e della partecipazione dei Distretti alla definizione degli accordi aziendali per la medicina generale (presente nel 54% dei casi).
I risultati della ricerca sono contenuti in un report finale.
L’obiettivo della ricerca era effettuare una fotografia relativamente dettagliata di un sistema distrettuale in continuo cambiamento, caratterizzato da valori, aspettative e funzioni molto ampie, con particolare riferimento all’assistenza primaria, risalendo quindi ai principi della Conferenza di Alma Ata del 1978 e ai connessi contenuti ripresi nella legge n. 833/1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Ne era emersa una definizione e un’articolazione ampiamente diversificata a livello locale, come atteso e anche previsto dalle norme, diversità connaturate alla necessità del Distretto di inserirsi nella comunità locale e di rispondere alle esigenze specifiche della popolazione.
L’Indagine si sviluppava in un questionario (PDF - 277 kb) di 31 domande, spesso articolate in più sottoquesiti, con focalizzazione sugli aspetti istituzionali e di livello aziendale, individuati a partire dalle indicazioni normative in materia (D. Lgs. n. 502/92 e s.m.i.), cercando una chiarezza nelle funzioni assegnate al Distretto, nell’organizzazione posta a sostegno delle funzioni e attività e nelle responsabilità attribuite al Direttore di Distretto.
Si aggiungeva un quadro di domande sui Livelli Essenziali di Assistenza, volte ad identificare la responsabilità del Distretto nella gestione dei servizi rientranti nel LEA “Assistenza distrettuale” e, in particolare, se al Distretto era affidata la governance di questi aspetti, se la stessa era condivisa con altri soggetti istituzionali dell’Azienda sanitaria oppure se gli stessi erano gestiti solo marginalmente dal Distretto.
Lo svolgimento dell’Indagine si era rivelato molto articolato e anche complesso, con esiti positivi di consenso (tasso di risposta del 79%) e segnali importanti di sviluppo della realtà distrettuale, quali: la diffusa configurazione del Distretto come struttura complessa; l’adozione di precisi strumenti di programmazione delle attività; la definizione di ambiti territoriali non parcellizzati, con una media nazionale di popolazione di riferimento di 45.000 abitanti.
Altre risposte erano risultate meno chiare o di difficile interpretazione, quali la scarsa autonomia economico-finanziaria (i cui contenuti non sono sempre stati univoci) rispetto ad un’ampia configurazione del Distretto come centro di responsabilità e come struttura complessa; la difficoltà di identificare lo strumento utilizzato in modo “prevalente” per garantire l’integrazione sociosanitaria, per la diffusa presenza di più modalità (tra cui accordo di programma, delega, consorzio). In ogni caso, l’osservazione sullo stato dell’arte del Distretto, delle sue relazioni con la struttura organizzativa e con lo sviluppo di strumenti manageriali all’interno delle aziende sanitarie ha consentito di comprendere meglio l’evoluzione del Distretto, oltre ai punti di condivisione e di lontananza rispetto alla principale normativa di riferimento (D. Lgs. n. 229/99; Piani Sanitari Nazionali; DPCM 29.11.2001 sui Livelli Essenziali di Assistenza).
Ne è risultato un profilo di Distretto che cominciava a connotarsi anche in chiave aziendalistica, utilizzando strumenti di programmazione, responsabilizzazione e controllo, ma rimaneva ancora un organismo “debole” da un punto di vista della governance diretta sulle funzioni teoricamente attribuite, in particolare rispetto alle attività e ai servizi correlati al livello di assistenza distrettuale.
Una responsabilità piena e diretta del Distretto risultava superiore al 50% dei casi solo rispetto all’assistenza domiciliare, mentre saliva all’80% rispetto all’organizzazione dell’unità di valutazione multidimensionale e al piano di assistenza individuale. Molte altre attività risultavano svolte in modo condiviso tra Distretto e altre strutture aziendali, mentre la responsabilità diretta del Distretto appariva relativamente bassa anche in aree di particolare rilievo, quali: il controllo della spesa farmaceutica; l’erogazione di servizi di assistenza integrativa; il coordinamento dell’assistenza specialistica ambulatoriale (area che risulta ancora fortemente collegata all’ambito ospedaliero).
Si rilevava, inoltre, un ruolo del Distretto ancora da sviluppare pienamente rispetto alla cronicità, in particolare nella gestione degli accessi e del percorso di assistenza in ambito domiciliare e residenziale. Molto interessanti anche gli aspetti della partecipazione dei cittadini alle attività del Distretto, che trovavano strade diverse e, in particolare, univano alla “carta dei servizi” la costituzione di comitati misti o l’attivazione di incontri periodici con le associazioni di cittadinanza, fino ad alcune esperienze di tavoli di confronto e monitoraggio e di programmi di customer satisfaction. Un riferimento era stato fatto anche sul rapporto con i medici di medicina generale nel Distretto (curato più specificamente in altre indagini del Ministero della Salute negli stessi anni 2005-06), affrontato nell’Indagine unicamente rispetto alla presenza di programmi di coinvolgimento dei medici in percorsi di assistenza (con un risultato positivo quasi univoco: 96% di coinvolgimento) e della partecipazione dei Distretti alla definizione degli accordi aziendali per la medicina generale (presente nel 54% dei casi).
I risultati della ricerca sono contenuti in un report finale.
Il Distretto ha subito nel corso degli anni un’evoluzione che lo ha portato ad essere configurato come un “sistema integrato di unità organizzative che interagiscono per realizzare le finalità dell’assistenza primaria”. Tale evoluzione nasce dalla necessità di offrire una risposta più adeguata a un bisogno di salute in una fase di profonda trasformazione, in cui il baricentro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si va spostando sempre più dall’ospedale al territorio. Con il D. Lgs. n. 229/1999, il Distretto ha assunto il ruolo di struttura operativa dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) deputata a contribuire alla garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza riferibili al sistema della primary health care, che si traduce principalmente nella proposizione, attuazione e verifica del processo organizzativo di presa in carico istituzionale e nella realizzazione della continuità assistenziale per pazienti cronici e con bisogni assistenziali complessi.
Al fine di comprendere meglio l’evoluzione del Distretto e in seguito all’indagine effettuata negli anni 2005-2006, l’Agenas nel 2010 ha effettuato - in collaborazione con l’Università Cattolica del S. Cuore di Roma, la Confederazione delle Associazioni Regionali di Distretto (CARD) e i referenti di ciascuna Regione e Provincia Autonoma - una nuova indagine, con l’obiettivo di ottenere una fotografia aggiornata della rete distrettuale, affrontando alcuni aspetti organizzativi connessi ad un’organizzazione complessa formata da un’articolata rete di professionisti e servizi.
681 Distretti sanitari sul totale dei 711 attivati al 31.12.2009 nelle Regioni e Province Autonome hanno partecipato alla rilevazione, con un’adesione quasi totale (96%), consentendo di ottenere informazioni su:
caratteristiche generali dei Distretti (contesto territoriale e caratteristiche organizzative);
programmazione e integrazione sociosanitaria nel Distretto;
centralità del cittadino e della comunità nel Distretto
funzioni del Distretto nell’accesso dei cittadini ai servizi e attori fondamentali dell’assistenza primaria;
analisi delle relazioni tra alcuni aspetti salienti dell’indagine.
Lo strumento adottato per la ricognizione di tipo censuario è stato un questionario elaborato dalla Sezione OSS con la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, successivamente validato da un team di esperti in materia di assistenza territoriale. Le domande del questionario sono state strutturate sulla base di quattro indicatori di collaborazione tra professionisti all’interno di organizzazioni sanitarie, secondo il modello D’Amour et al (BMC Health Service Research 2008; 8:188): governance, rapporti formali, obiettivi condivisi e vision, rapporti interni.
I risultati sono stati presentati in occasione del Convegno “La rete dei Distretti sanitari in Italia” tenutosi a Roma il 30 marzo 2011, e sono stati pubblicati in un numero monografico di Monitor contenente, oltre al report finale dell’Indagine, anche contributi di esperti e di referenti regionali.
Grazie a tale indagine, l’Agenas ha ricevuto il prestigioso Premio di “Eccellenza nei Public Affairs 2011" da parte della Giuria dei Public Affairs Award.
Il Distretto ha subito nel corso degli anni un’evoluzione che lo ha portato ad essere configurato come un “sistema integrato di unità organizzative che interagiscono per realizzare le finalità dell’assistenza primaria”. Tale evoluzione nasce dalla necessità di offrire una risposta più adeguata a un bisogno di salute in una fase di profonda trasformazione, in cui il baricentro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si va spostando sempre più dall’ospedale al territorio. Con il D. Lgs. n. 229/1999, il Distretto ha assunto il ruolo di struttura operativa dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) deputata a contribuire alla garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza riferibili al sistema della primary health care, che si traduce principalmente nella proposizione, attuazione e verifica del processo organizzativo di presa in carico istituzionale e nella realizzazione della continuità assistenziale per pazienti cronici e con bisogni assistenziali complessi.
Al fine di comprendere meglio l’evoluzione del Distretto e in seguito all’indagine effettuata negli anni 2005-2006, l’Agenas nel 2010 ha effettuato - in collaborazione con l’Università Cattolica del S. Cuore di Roma, la Confederazione delle Associazioni Regionali di Distretto (CARD) e i referenti di ciascuna Regione e Provincia Autonoma - una nuova indagine, con l’obiettivo di ottenere una fotografia aggiornata della rete distrettuale, affrontando alcuni aspetti organizzativi connessi ad un’organizzazione complessa formata da un’articolata rete di professionisti e servizi.
681 Distretti sanitari sul totale dei 711 attivati al 31.12.2009 nelle Regioni e Province Autonome hanno partecipato alla rilevazione, con un’adesione quasi totale (96%), consentendo di ottenere informazioni su:
caratteristiche generali dei Distretti (contesto territoriale e caratteristiche organizzative);
programmazione e integrazione sociosanitaria nel Distretto;
centralità del cittadino e della comunità nel Distretto
funzioni del Distretto nell’accesso dei cittadini ai servizi e attori fondamentali dell’assistenza primaria;
analisi delle relazioni tra alcuni aspetti salienti dell’indagine.
Lo strumento adottato per la ricognizione di tipo censuario è stato un questionario elaborato dalla Sezione OSS con la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, successivamente validato da un team di esperti in materia di assistenza territoriale. Le domande del questionario sono state strutturate sulla base di quattro indicatori di collaborazione tra professionisti all’interno di organizzazioni sanitarie, secondo il modello D’Amour et al (BMC Health Service Research 2008; 8:188): governance, rapporti formali, obiettivi condivisi e vision, rapporti interni.
I risultati sono stati presentati in occasione del Convegno “La rete dei Distretti sanitari in Italia” tenutosi a Roma il 30 marzo 2011, e sono stati pubblicati in un numero monografico di Monitor contenente, oltre al report finale dell’Indagine, anche contributi di esperti e di referenti regionali.
Grazie a tale indagine, l’Agenas ha ricevuto il prestigioso Premio di “Eccellenza nei Public Affairs 2011" da parte della Giuria dei Public Affairs Award.
L’area funzionale Organizzazione dei servizi sanitari ha collaborato al percorso di confronto, studi e ricerche organizzato e svolto dal Gruppo di Lavoro Nazionale della Società Italiana per la Qualità nell’Assistenza Sanitaria (SIQuAS) sui temi della qualità nell’integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale per pervenire, quale risultato di sintesi del percorso, a una nuova Raccomandazione SIQUAS sul tema: “La qualità nell’integrazione tra sociale e sanitario”.
Il Gruppo di Lavoro Nazionale organizzato dalla SIQuAS ha raccolto esperienze, di studio e di ricerca, evidenze di letteratura scientifica sui temi connessi, e di evidenze già consolidate, attivando in parallelo un calendario di eventi di confronto e incontro in cui approfondire le varie dimensioni delle problematiche oggetto della Raccomandazione.
L’OSS, nell’ambito della collaborazione con il Gruppo di Lavoro della SIQUAS, ha svolto diversi studi mirati all’inquadramento normativo e organizzativo dell’assistenza socio-sanitaria mediante l’analisi dei provvedimenti normativi e degli adempimenti di interesse nazionale e regionale; all’analisi delle esperienze regionali in materia di integrazione socio-sanitaria per aree prioritarie; nonché alla ricerca di contributi scientifici sul tema. Inoltre, in collaborazione con il Dott. Antonio Fortino dell’Azienda USL Roma D, ha curato il Glossario scientifico sull’integrazione socio-sanitaria con lo scopo di rendere più chiara e omogenea la terminologia utilizzata in questo ambito.
Il Glossario e i contributi di carattere normativo, sono parte integrante della Raccomandazione SIQUAS “La qualità nell’integrazione tra sociale e sanitario”, presentata a Roma il giorno 16 marzo 2012 alla Consensus Conference SIQuAS dedicata al tema della qualità nell’integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale.
Il progressivo invecchiamento della popolazione e il consolidamento del quadro epidemiologico dominato da malattie cronico-degenerative hanno richiesto la riorganizzazione dei processi di cura centrati su una maggiore integrazione tra ospedali, secondo il modello Hub and Spoke, e tra rete ospedaliera e servizi territoriali, attraverso l’adozione di linee guida per la gestione integrata dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) e dei Protocolli di Dimissione protetta per i pazienti in fase post acuta. Il concetto di rete clinico-assistenziale, previsto nel Decreto Ministeriale n. 70/2015 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, ha l’obiettivo di assicurare che la presa in carico globale del paziente avvenga in condizioni di appropriatezza, efficacia, efficienza, qualità e sicurezza delle cure, mettendo in relazione professionisti, strutture e servizi che erogano interventi sanitari e socio-sanitari di tipologia e livelli diversi.
Le linee guida organizzative già approvate dal Tavolo sono:
Le quattro Reti tempo-dipendenti: cardiologica per l’emergenza, neonatologica e dei punti nascita, ictus e trauma severo -Accordo Stato-Regioni 24/01/2018 - PDF
In attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2018 (PDF) sul documento recante “Linee guida per la revisione delle Reti cliniche – Le Reti Tempo – Dipendenti”, AGENAS ha condotto la Seconda indagine sullo stato di attuazione delle Reti Tempo-dipendenti, condotta nel periodo compreso tra il 15 settembre 2020 e il 18 gennaio 2021. La rilevazione è stata condotta attraverso l’utilizzo di quattro differenti questionari resi disponibili sul sito istituzionale di AGENAS e compilati dalle Regioni/PA: - Questionario Rete Clinico assistenziale Politrauma - Questionario Rete Clinico assistenziale Ictus - Questionario Rete Clinico assistenziale Cardiologica per l'Emergenza - Questionario Rete Clinico assistenziale Neonatale
Il report è strutturato per tipologia di rete tempo-dipendente e per ogni rete sono riportati i risultati di livello nazionale e di singola Regione/PA attraverso l’elaborazione di un indice, definito ISCO (indice sintetico complessivo dell’attuazione della Rete), quale valore indicativo che, in ogni caso, non sostituisce la lettura più complessiva dell’organizzazione delle reti che richiede l’esame contestuale di altri parametri, quali gli indicatori di esito tratti dal PNE e i dati sulla mobilità sanitaria tra le Regioni. Il Rapporto fornisce una cornice metodologica e informativa relativa all’implementazione delle Reti tempo-dipendenti in Italia, con una duplice funzione sia di analisi delle reti già istituite, sia di supporto metodologico per quelle da implementare/integrare, rappresentando uno stimolo per il processo di miglioramento continuo, in considerazione delle dinamiche di progressiva evoluzione organizzativa delle reti.
Board Rete Ictus Con Deliberazione della Direzione Generale n. 459 del 25 novembre 2021 è stato istituito il “Gruppo Tecnico per l’elaborazione di proposte per l’attuazione e l’evoluzione della rete assistenziale dell’ictus”, composto da esperti di alto profilo e coordinato dalla UOS Reti cliniche e Monitoraggio DM/70, con l’obiettivo di potenziare gli strumenti e i metodi per l’effettiva attuazione della rete assistenziale dell’ictus nelle Regioni e PA. Incluso lo sviluppo di indicatori di esito e di processo della rete anche al fine di fornire ai Tavoli istituzionali proposte tecniche aggiornate.
Board Rete Cardiologica per l’emergenza Con Deliberazione della Direzione Generale n. 455 del 22 novembre 2021 è stato istituito il Gruppo Tecnico “Elaborazione di proposte a supporto del Tavolo Istituzionale Reti Tempo Dipendenti – Cardiologiche per l’Emergenza”, composto da esperti di alto profilo e coordinato dalla UOS Reti cliniche e Monitoraggio DM/70, con l’obiettivo di collaborare allo sviluppo di indicatori di esito e di processo in grado di cogliere in modo più puntuale l’effettiva attuazione delle reti ed i connessi punti critici.