"La respirazione di un neonato nato pretermine costituisce un “prezioso materiale” umano “leggero” e fragile, per il quale l’abilità degli operatori deve essere massima e la fase di apprendimento degli stessi deve essere sviluppata su device dedicati, in parte da inventare." Questa la “suggestione” da cui sono partiti i protagonisti del progetto di ricerca in formazione denominato Meressina 1.0 dell’AOUP Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il progetto realizzato dal Centro di Formazione e Simulazione Neonatale “NINA”, ha visto la partnership della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore S. Anna.
Il programma di ricerca si è sviluppato in tre fasi:
- Studio teorico, sulla fisiologia respiratoria del neonato e sui modelli mono e poli-comportamentali dei materiali. In questa fase sono state individuate le variabili critiche per il funzionamento del modello e i materiali per la costruzione del simulatore.
- Prototipizzazione, ha visto la costruzione del modello funzionale, la progettazione del software per il controllo del simulatore e l’individuazione del protocollo clinico per la validazione sul campo.
- Validazione, che si è svolta attraverso la verifica del funzionamento del modello con validazione sul campo attraverso corsi di formazione ad alta fedeltà per personale medico e l’ottimizzazione del simulatore.
La voce dei protagonisti
“Ogni progetto di ricerca deve essere contestualizzato. Il nostro Centro di Ricerca Nina vive a ridosso della nostra Terapia Intensiva Neonatale di Pisa. È lì troviamo spunti e necessità. Come ad esempio Riccardino, peso minimo raggiunto 322 gr (oggi, 1920 gr). Ventilare Riccardino con un ventilatore meccanico significa essere pronti a erogare volumi di miscela di gas minimi e calibrati. Simulare e allenarsi su device ad hoc, e non su Riccardino, il punto di partenza. Abbiamo pensato, insieme a una eccellenza italiana rappresentata dagli ingegneri della biorobotica del S.Anna a Pisa, di costruire un polmone artificiale che avesse attività spontanea da supportare con un ventilatore meccanico. Un polmone a cinque camere dove variare volumi, frequenze, compliance e resistenze. Con un software dedicato che restituisce il feedback dell’assistenza erogata. Il respiratore meccanico può essere quindi collegato al polmone artificiale (meressina) e l’operatore medico può allenarsi senza stancare o danneggiare pazienti come “Riccardino”. Abbiamo realizzato un prototipo funzionante e migliorabile”.
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