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Da Mariapia Garavaglia a Girolamo Sirchia, passando per Rosy Bindi e Umberto Veronesi, un decennio denso di trasformazioni per il Servizio sanitario nazionale, che ha attualizzato, riformandolo, il disegno originario del nostro sistema salute delineato dalla Legge 833.
Si è partiti nel ’93-’94 con il dicastero della Garavaglia, che si è trovata ad affrontare la questione che si sarebbe poi rivelata una vera e propria sfida per i diversi protagonisti istituzionali negli anni a venire e cioè il processo di regionalizzazione con la crescente differenziazione nell’offerta di salute per i cittadini. La questione della governance del SSR, inoltre, è stata oggetto in questi anni dell’avvio del processo di aziendalizzazione che aveva come obiettivo coniugare l’offerta di prestazioni sanitarie con i limiti al finanziamento pubblico del sistema.
Il 1993 è stato anche l’anno in cui è stata istituita l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, pensata come struttura tecnica indipendente di collegamento e supporto tra il livello centrale di governo e quello regionale.
A seguire, dal 1996 al 2000 Rosy Bindi è stata promotrice della Legge 229/99 (Riforma Bindi ndr) che si è posta come obiettivo di ricondurre il processo di aziendalizzazione e le nuove responsabilità decentrate sui binari della 833, rafforzando l’autonomia delle Regioni in una visione unitaria del sistema. L’intento è stato quello di porre rimedio ai vincoli finanziari che di fatto subordinavano la tutela della salute alle risorse disponibili.
Punti qualificanti dei quindici mesi di governo di Umberto Veronesi sono stati la liberalizzazione dei farmaci antidolore e l’istituzione dell’hospice, l’introduzione dell’educazione medica continua per tutti gli operatori sanitari e l’avvio del progetto di modernizzazione della rete ospedaliera.
Dal 2001 al 2005 il titolare del Ministero della Salute è stato Girolamo Sirchia che ha voluto porre l’accento sull’importanza dell’introduzione dei nuovi Lea avvenuta nel 2001, pensati come un primo step per garantire equità e uniformità nell’accesso ai servizi, la cui revisione è stata prevista proprio nell’ultima finanziaria del 2016 dal Ministro Lorenzin.
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