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Da qualche tempo si parla molto di Medicina Difensiva (MD) ma non sempre con “appropriatezza”; in particolare si formulano a volte soluzioni emotive sulla base di qualche informazione parziale senza tener conto delle reali e profonde cause della stessa e degli strumenti oggettivamente migliori per affrontare i problemi; un’evidente questione di metodo. L’Appropriatezza (A) segue per molti aspetti le stesse dinamiche. In altri termini, come in clinica, non si può curare efficacemente una malattia curando solo alcuni sintomi considerando ciò che ad occhio si crede siano le cause, ma occorre seguire una corretta metodologia clinica; MD e inappropriatezza sono delle patologie dell’organizzazione e come tali andrebbero metodologicamente affrontate.
Dallo studio più aggiornato sulla MD (condotto da Agenas e conclusosi nel novembre 2014) emerge che le cause che spingono i medici a comportamenti difensivistici sono: 1) legislazione sfavorevole al medico (31% delle risposte), 2) rischio di essere citato in giudizio (28%), 3) sbilanciamento del rapporto medico paziente (14%). Il primum movens alle prescrizioni difensivistiche (e quindi per definizione inappropriate e come tali tecnicamente un errore) è pertanto la paura del medico; e la paura, evidente, non si elimina ope legis ma depotenziandola, cioè individuando ed eliminando tutte le cause e cambiando la cultura; intervenendo cioè sui determinanti dei comportamenti e non solo su questi ultimi.   
Cause principali dell’inappropriatezza sono da un lato la MD e dall’altro l’incompetenza professionale; sulla prima causa si è detto sopra; sulla seconda lo strumento è una formazione vera, mirata e realmente verificata. L’imposizione legislativa dell’appropriatezza (terapia sintomatica e come tale solo a volte utile ma sempre rischiosa) da sola è un intervento meccanicistico potenzialmente efficace solo in casi particolari che rischia di avere un effetto rebound sia emotivo sia tecnico, togliendo l’indispensabile elasticità al sempre delicato processo diagnostico terapeutico.   
La terza causa della MD, il deteriorato rapporto medico paziente è per molti aspetti il più importante, perché è lì che avviene la reciproca perdita di fiducia ed è li che vengono deluse le aspettative; ma è anche lì che si potrebbe fare moltissimo per risolvere il problema: ristabilire la fiducia del paziente nel medico e del medico nel paziente (aspetto sottovalutato ma cruciale per la genesi della paura). Per farlo serve la disponibilità di entrambi e che le amministrazioni tengano presente che il tempo dedicato al rapporto medico paziente non è erodibile ai fini dell’efficienza ma è parte insostituibile dell’atto medico.  
Per tutti questi motivi è un’utopia pensare di ridurre in tempi medio brevi il costo, stimato in circa 10 miliardi di Euro della Medicina Difensiva.

Di Quinto Tozzi, dirigente Agenas

 

 

 

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