Caldo torrido, Pronto soccorsi e reparti ospedalieri occupati da migliaia di anziani poiché questo è il periodo più critico per le persone di età avanzata, fragili, sole. Ed è in queste circostanze che - pur considerando l’ospedale luogo sempre più dedicato alle acuzie e alle complessità - la struttura ospedaliera, nell’organizzazione delle attività e del servizio, deve pensare ad approcci specifici e adottare criteri particolari.
Per affrontare questi aspetti, alcuni esperti di clinica geriatrica e di gerontologia del Network Non Autosufficienza: Marco Trabucchi, Enrico Brizioli, Anna Banchero, Cristiano Gori, in collaborazione con Inrca e altri professionisti, hanno curato il volume “Il cittadino non autosufficiente e l’ospedale”, portando diversi contributi, sia sul piano clinico sia su quello organizzativo e umano, cercando di costruire modelli innovativi per tutti coloro che agiscono nella cura degli anziani non autosufficienti.
“Non siamo abituati a libri che parlano di accoglienza accanto al tema della governance” ha esordito il Direttore generale di Agenas, Bevere, introducendo i contenuti del libro nella sede dell’Agenzia alla presenza degli autori, Trabucchi e Anna Banchero, di due ex ministri della Salute, Mariapia Garavaglia e Renato Balduzzi, esponenti della sanità regionale e non. “Il lavoro a cura di Trabucchi e di Brizioli - ha poi proseguito Bevere - ha il grande pregio di porre l’accento su uno degli aspetti che più mi sta a cuore e che, a mio parere, deve caratterizzare ogni organizzazione sanitaria: l’attenzione, prima verso la persona e poi verso il paziente. Le aziende sanitarie, gli ospedali e tutti coloro che, a vario titolo e livello, operano all’interno di essi hanno una missione ben precisa: curare. Questa missione, che non sempre può coincidere con la guarigione dell’ammalato, significa innanzitutto prendersi cura della persona nella sua interezza, tenendo presente la particolare condizione di fragilità in cui versa quando varca le porte di un pronto soccorso, durante il tragitto che la conduce nella camera operatoria o più semplicemente durante i giorni di degenza in un ospedale”.
Marco Trabucchi ha voluto evidenziare come il titolo del volume citi il cittadino e non il paziente o l’anziano, poiché per gli autori testimonianze e riflessioni del libro vengono coniugate con “il concetto di cittadinanza  che connota un’identità ben precisa, fatta di diritti”: diritto a una degenza breve, diritto al rispetto dei ritmi come paziente, diritto alle cure intensive indipendentemente dall’età, diritto alla continuità della cura… Per queste ragioni l’ospedale deve avere principalmente due obiettivi: mettere la tecnologia al servizio della sofferenza, del dolore fisico e psichico e porre al centro del percorso di cura l’autonomia del paziente, poiché il timore più grande per chi diventa anziano, per chi deve essere ricoverato, è quello di perdere l’autonomia nella mobilità, nell’alimentazione, nella quotidianità.
Gli autori, infine, sono consapevoli che l’ospedale non è comunque un “luogo di elezione” per curare fragilità e cronicità, ma piuttosto una sede transitoria dove raggiungere una stabilità che può restituire alla vita vissuta nel proprio ambiente e sotto questo profilo il volume prende in considerazione anche le prospettive extraospedaliere. “Non si possono mandare a casa persone che vivono sole o con altre persone anziane non in grado di accudire” afferma Trabucchi, quindi occorre affrontare gli aspetti organizzativi: le strutture alternative, l’assistenza domiciliare, i servizi di continuità assistenziale sul territorio.
Nel corso del dibattito che è seguito hanno preso la parola i due ex ministri della Salute soffermandosi sulla fase particolare che sta attraversando il Ssn. Mariapia Garavaglia si è dichiarata ottimista “le risorse potrebbero bastare, ma serve cultura. Il Ssn è un sistema delicato, complesso, non va sciupato perché è la riforma più grande dopo il 2 giugno 1946”. Per Balduzzi il sistema sta vivendo un periodo delicato: “Tutti i soggetti che costituivano l’ossatura della sanità italiana sono in una fase di debolezza, a livello centrale e a livello regionale. Siamo nel punto più basso del regionalismo italiano. Non vivono il loro momento migliore né le organizzazioni professionali, né gli organismi tecnico-scientifici. Ma quando le condizioni sono sfavorevoli occorre che ognuno dei soggetti stia sul pezzo perché le tematiche devono essere portate avanti.”

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Sanità nelle Regioni 

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