Contrastare e combattere corruzione e sprechi in sanità, questo il tema del Summit internazionale organizzato da Transparency International Italia, Ispe-Sanità e Riscc (Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità) per fare il punto, analizzare dati, avvalersi delle esperienze maturate nei Paesi europei. I numeri: il tasso medio stimato di corruzione e frode è del 5,59%, per la sanità italiana questo si traduce in 6 miliardi di euro l’anno, ma se si tiene conto anche degli sprechi e inefficienze la quota raggiunge i 23 miliardi di euro. 23 miliardi sottratti alle cure per le persone.

“Una manovra lacrime e sangue occulta che intacca il servizio sanitario” l’ha definita la prof.ssa Nicoletta Parisi, commissario dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) intervenuta al convegno, che ha aggiunto “noi possiamo operare un controllo, fare la diagnosi, poi servono le cure”.  Per il commissario c’è necessità di un cambiamento culturale poiché in Italia chi denuncia episodi di corruzione viene considerato ancora un delatore; si è pronunciata inoltre contro i tagli lineari in sanità perché obbligano ogni amministrazione a tagliare il 10% di risorse: nelle realtà virtuose il taglio si sente, mentre in quelle non virtuose il taglio non si sente perché tanto lo spreco c’è comunque.

Ed è la stessa Corte dei Conti a sottolineare come in sanità “si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare con aspetti di cattiva gestione, talvolta favoriti dalla carenza dei sistemi di controllo”, fenomeno ben conosciuto dagli italiani. Secondo il Global Corruption Barometer del 2013, il 40 per cento delle persone intervistate nel nostro Paese - contro il 30% della media Ue - ritiene che la corruzione sia diffusa tra coloro che lavorano nel settore della salute pubblica. Mentre il 4% degli italiani intervistati ha riferito di aver pagato, nel corso del 2012, una tangente per accedere al servizio sanitario: è una percentuale più alta del Belgio, della Germania, della Spagna e del Regno Unito.

Servono sanzioni e controlli ha affermato Francesco Macchia, presidente di Ispe-Sanità, che ha esposto alcune proposte dell’Istituto: sequestrare al corrotto il valore dell’atto corruttivo e farlo confluire in un fondo di tutela a favore di chi denuncia; inserire agenti provocatori della Guardia di finanza che propongano una corruzione simulata  ad un funzionario pubblico per verificarne la reazione; infine il Daspo, cioè l’esclusione a vita da ogni rapporto con la sanità pubblica e privata per il funzionario corrotto.

Francesco Bevere, Direttore generale di Agenas, ha ribadito l’impegno dell’Agenzia nella lotta alla corruzione: “in Italia la corruzione prima ancora di essere un fenomeno criminale è un fenomeno culturale ed è legato alla ripetizione generale, costante e uniforme di determinati comportamenti in determinate circostanze. Ed in sanità la corruzione si è eretta spesso a regola non scritta, a uso, consuetudine, entrando a pieno titolo – in alcune realtà sanitarie – tra le pratiche normali di vita quotidiana ed è stata interpretata come strumento per il superamento di ostacoli burocratici e temporali. E quella di cui parlo non è la corruzione di vertice che alimenta e si alimenta del potere, ma quella altrettanto comune e pericolosa che troviamo ad un livello più basso, nella vita di tutti i giorni, nelle corsie degli ospedali”, perché – citando Indro Montanelli – “la corruzione comincia con un piatto di pasta”.

“Se è vero - ha proseguito Bevere – che la politica di contrasto alla corruzione e all’illegalità non può fare a meno di un adeguato, efficace e comunque dissuasivo sistema di repressione dei singoli e personali episodi di malaffare, è altrettanto vero che devono essere realizzati percorsi concreti, mirati e diretti alla prevenzione del fenomeno attraverso un irrobustimento della trasparenza e dell’efficienza gestionale e la promozione della cultura della legalità e dell’etica pubblica nell’attività amministrativa. Questo sarà possibile grazie all’attivazione all’interno delle organizzazioni sanitarie di specifici sistemi di allerta idonei a monitorare l’efficienza gestionale delle aziende sanitarie e dei singoli sistemi sanitari regionali, ma anche – così come aveva intuito sin dal principio il Ministro Lorenzin –  a scongiurare la realizzazione di comportamenti illeciti”.

Il Direttore generale di Agenas ha  evidenziato come l’articolo 12 del Patto per la salute preveda che Agenas realizzi un sistema di monitoraggio, analisi e controllo dei singoli sistemi sanitari regionali per arrivare prima che il danno possa verificarsi. Un articolo questo, strettamente collegato anche alla corruzione, perché “con questo sistema noi vogliamo ‘giocare d’anticipo’  e porre in essere tutti quegli accorgimenti che ci permettono di mettere a fuoco le aree a rischio e di prevenire gli eventi dannosi e la realizzazione di comportamenti illeciti”. Ha poi puntato il dito contro l’inefficienza gestionale: “il cattivo funzionamento della pubblica amministrazione rappresenta la prima fonte di nutrimento della corruzione. Un sistema inefficiente alimenta ingiustizie, si basa su un bisogno che non può essere soddisfatto seguendo le regole comuni ed è quindi il primo tarlo della corruzione. La nostra sanità richiede un cambiamento reale e strutturale e, perlomeno in Italia, questo cambiamento deve contemplare una rieducazione al valore ed ai comportamenti etici”. Per questo “Agenas sarà impegnata nella sperimentazione di un modello di gestione dei rischi del sistema di governance e nella realizzazione, in collaborazione con la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, di una specifica sezione per l’alta formazione manageriale in ambito sanitario, che si occupi dei temi specifici del management sanitario, delle politiche della salute, dei temi della corruzione e del conflitto di interessi”. Infine è stato messo in evidenza “il  rapporto di collaborazione e ascolto dell’Agenzia con le associazioni dei cittadini e dei malati, che occorre potenziare perché, se bisogna voltare pagina, non si può eludere gli utenti finali dalle scelte”. E in tema di lotta alla corruzione  il 61% degli italiani crede che la gente comune possa fare la differenza. (Global Corruption Barometer 2013).

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Sanità nelle Regioni 

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