Il Monitor Biomedico 2014 realizzato dal Censis (vedi articolo su Monitor Biomedico LINK) sottolinea un forte interesse degli italiani per i temi della sanità, cresce la domanda e si utilizzano diverse fonti per soddisfarla. Tra queste Internet: il 41,7 per cento del campione - con una maggioranza tra coloro che hanno un alto livello di istruzione (29,3%) - usa la rete per cercare notizie e dati sulle patologie, per conoscere i servizi offerti dalle strutture sanitarie, frequenta forum o community. Tutto ciò che riguarda la salute si piazza al secondo posto tra gli argomenti più cliccati nei motori di ricerca. Infatti, le nuove tecnologie offrono molteplici possibilità e i canali di social media sono oggi tra i luoghi principali dove le persone cercano informazioni.
Per queste ragioni Agenas ha deciso di sbarcare sui social netwok con l’intenzione di comunicare e interagire in modo diretto con i professionisti della sanità, le istituzioni, i cittadini. Dalla fine di gennaio su Facebook e Twitter si possono conoscere le attività principali dell’Agenzia, appuntamenti e incontri più rilevanti in tema di politica sanitaria, l’impegno per combattere la corruzione, per la formazione manageriale, poi i contributi e gli articoli della rivista Monitor, la rassegna stampa più significativa… E ogni giorno aumenta il numero di coloro che seguono il profilo di Agenas sui due più importanti social network.
Sul rapporto fra i social media e le istituzioni abbiamo sentito il dott. Eugenio Santoro del Laboratorio di Informatica Medica–Dipartimento di Epidemiologia dell’IRCCS-Istituto Mario Negri, che da anni si occupa di Internet, di web 2.0, di social media e delle loro applicazioni in ambito medico. Ha pubblicato i libri “Web 2.0 e social media in medicina”, “Facebook, Twitter e la medicina” ed è tra i protagonisti del recente convegno “Fiducia e Innovazione” organizzato da “Culture” e Intergruppo Parlamentare per l’Innovazione Tecnologica. Al dott. Santoro abbiamo chiesto il suo punto di vista su uso, potenzialità e criticità dei nuovi media in tema di sanità.
Ha più volte affermato che le istituzioni sanitarie hanno una comunicazione arretrata sui social network, da cosa dipende?
Fino ad oggi le istituzioni hanno avuto un accesso molto limitato ai social media, un accesso che è stato frenato da molteplici ragioni. Ne cito solo due: Facebook e Twitter sono stati visti soprattutto come strumenti legati ad aspetti ludici, usati dalle persone solo per svago o per gioco; l’idea errata che essi non fossero importanti fonti di informazione ha fatto sì che le motivazioni per entrare a farne parte risultassero molto “rallentate”. In secondo luogo c’è stata una carenza di conoscenza nell’uso stesso dei social media, in senso prettamente tecnico, un gap tecnologico. Ma oggi i tempi sono maturi per impiegare al meglio questi mezzi. I social media non sono né negativi né positivi. Ci sono e vanno usati.
Come si può e si deve sfruttare la potenzialità dei social network?
In questo ambito si possono fare molte cose per comunicare la salute. Si possono lanciare Campagne di informazione per promuovere corretti stili di vita, per combattere la sedentarietà, il fumo, l’abuso di alcol. I comportamenti errati sono alla base di malattie come il diabete, l’ipertensione, malattie cardiovascolari, patologie oncologiche. Poiché i social media sono gli strumenti prevalentemente usati dai giovani, programmi di promozione della salute costruiti per questi media otterrebbero maggiore coinvolgimento e partecipazione. Non dimentichiamo inoltre che spesso le ricerche, i dati epidemiologici, gli approfondimenti su questi temi sono “nascosti” nei siti istituzionali e non; attraverso i link pubblicati sui social i siti dedicati alla sanità hanno riscontrato un aumento significativo di visitatori acquistando in conoscenza e visibilità.
Di recente Google ha deciso di rendere più precise e attendibile le informazioni che riguardano malattie e salute, mostrando un box con info e scritte verificate da un team di medici e in futuro è previsto un servizio di videochat per mettere in comunicazione le persone che cercano informazioni mediche con i dottori.
È un déjà vu, un altro tentativo di Google di entrare nel mondo della salute destinato secondo me a fallire come l’esperienza di Google Health, che aveva come obiettivo quello di dotare gli utenti Google di un fascicolo sanitario personale, chiuso dopo poco tempo per lo scarso numero delle adesioni.
Quanto è misurabile la fiducia degli utenti nei nuovi mezzi di comunicazione?
La fiducia è alta come hanno rivelato studi recenti, ma la fiducia va conquistata, va guadagnata. È importante la credibilità, l’affidabilità, la comunicazione che riusciamo ad esprimere. Prima regola: esserci sempre, farsi conoscere seguitando a postare i messaggi che intendiamo veicolare. Studiare forme diverse per “raccontare” l’informazione che vogliamo dare; fornire, ad esempio, link di approfondimento per ricordarla a chi ci segue. E farci ricordare.
Un tema determinante e molto discusso: il linguaggio
Deve essere usato un linguaggio diretto e molto pratico, semplice e accessibile. Su Facebook e nei Tweet occorre dire le cose fondamentali, fare attenzione alla forma, evitare il burocratese…In un mondo in cui l’informazione abbonda, farsi capire diventa essenziale, permette alle persone di partecipare e di interagire.
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