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Gli ex Ministri della Salute, protagonisti degli ultimi vent’anni di politiche sanitarie, ripercorrono i punti salienti del loro mandato e delle riforme realizzate. Le anticipazioni di Monitor in alcune  dichiarazioni.

«L’aziendalizzazione doveva e deve essere intesa come una sintesi di domanda e offerta, mediata da una programmazione rigorosa, funzionale ai risultati di salute da raggiungere e non ai pareggi di bilancio». Mariapia Garavaglia (Ministro della Sanità 1993-1994)

«Con la Legge 229/99 il Piano Sanitario Nazionale, con i Lea, diventa strumento di programmazione funzionale ai reali bisogni di salute, si rilancia la continuità assistenziale tra territorio e ospedale e l’integrazione socio-sanitaria, si riscrivono regole più chiare e stringenti tra pubblico e privato con un nuovo modello di accreditamento, si introduce l’esclusività regolando la libera professione». Rosy Bindi (Ministro della Sanità 1996-2000)

«L’ospedale deve rimanere un luogo di servizio al malato, che trova in lui il suo centro e il perno attorno al quale ruota l’organizzazione e un luogo di ricerca scientifica per dare speranze concrete di guarigione». Umberto Veronesi (Ministro della Salute 2000-2001)

«Quando nel 2001 definimmo i Lea ci limitammo a elencarli, ma ben sapevamo che questo era solo un primo passo, cui doveva seguire la definizione di uno standard della quantità, qualità e costo di ogni prestazione sanitaria per garantire un SSN uniforme su tutto il territorio nazionale». Girolamo Sirchia (Ministro della Salute 2001-2005)

«Applicare degli sconti (20%) e bloccare per un biennio il prezzo dei farmaci, utilizzare ove possibile i generici, invece di quelli di marca coperti da brevetti che ne innalzavano i costi, fu la leva principale per coniugare la necessità di approvigionarsi di medicine con quella del risparmio». Francesco Storace (Ministro della Salute 2005-2006)

«Se tanti sono stati i risultati raggiunti, è stato determinante il nuovo clima di collaborazione instaurato con tutti gli attori del sistema; basti pensare, ad esempio, al Patto per la Salute 2007. Si è trattato del primo Patto per la Salute e ha rappresentato la traduzione concreta della governance condivisa fra il Governo e le Regioni». Livia Turco (Ministro della Salute 2006-2008)

«Come medico, prima ancora che come Ministro, ritengo di aver raggiunto un importante traguardo con le “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” (legge 38/2010) perché esse migliorano la qualità della vita dei malati e aiutano le loro famiglie». Ferruccio Fazio (Ministro della Salute 2009-2011)

«Il sistema sanitario è quello che ha saputo produrre un’eccellenza di risultati se comparato, a livello internazionale, con i sistemi sanitari degli altri Paesi e, a livello nazionale, con altri settori non sanitari». Renato Balduzzi (Ministro della Salute 2011-2013)

«La lotta agli sprechi, e quella alla corruzione, presente in sanità come purtroppo negli altri settori della vita del Paese, non deve ammettere timidezza e zone grigie. È la battaglia che vogliamo condurre». Beatrice Lorenzin (Ministro della Salute)

 

 

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